Lettera inviata al Sole24ore.

Da qualche tempo si susseguono sulla stampa nazionale interventi che mettono nel mirino la giustizia amministrativa. In sostanza l’accusa è quella di ingerirsi nell’azione delle amministrazioni pubbliche e di creare conflitti di potere. In nome dell’efficienza e della semplificazione via quindi questi inutili Tar ed il loro giudice d’appello, il Consiglio di Stato. Mi pare che le firme impegnate in questa campagna cadano nel solito errore di guardare il dito (il giudice) e di non vedere la luna (la cattiva amministrazione). In tutti i recenti casi che vengono richiamati al riguardo di una pretesa inefficienza della giustizia amministrativa (navi a Venezia, golf a Caracalla, Ogm in Friuli) le decisioni delle Autorità sono state censurate per il mancato rispetto delle norme di comportamento che stabiliscono come deve essere esercitato il potere amministrativo. I Tar non entrano mai nel merito delle decisioni né si sostituiscono agli amministratori, così come gli arbitri non fanno gol, ma ne possono annullare uno fatto in fuori gioco. Dire che in questo modo l’arbitro diventa giocatore ed invocarne l’abolizione mi sembra troppo. Il rischio che si corre è che il diritto alla buona amministrazione e tutte le garanzie che i cittadini e le imprese hanno nei confronti delle decisioni pubbliche non possano più trovare una tutela giurisdizionale, il che sarebbe davvero un tragico ritorno al tempo dei sovrani assoluti. Ma forse questa è l’aspirazione dei nuovi principi e dei loro portatori d’acqua (o meglio d’inchiostro).

Umberto Fantigrossi

Leggi la replica all’intervento.